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Ritornare alla terra
con premesse nuove

L’esperienza dell’orto al Casale di Martignano

Archivio

MARTIGNANO
ITALIA

Gli occhi spaziano sul campo che riposa. I segni del lavoro sono visibili un po’ ovunque e le stagioni di quel lavoro si dispiegano a file l’una accanto all’altra. L’orto invernale è al termine e fervono i lavori per quello estivo. Mondi diversi gli uni accanto agli altri nel limbo di una mattina di marzo, quando Cheikh ci racconta il progetto dell’orto. Mondi e stagioni che convivono, proprio come la singolare collaborazione tra Barikamà e il Casale di Martignano.

Le braccia si allargano fino a contenere l’ettaro e mezzo di terra che quest’anno Cheikh e gli altri hanno in programma di coltivare. Con le dita si tracciano confini e si descrivono le prossime semine. Ma è anche con una lente rivolta al passato che si riesce a capire la soddisfazione con cui Cheikh mette in fila le parole del suo racconto. Sì, perché passare in pochi anni – come alcuni dei ragazzi di Barikamà – dall’essere bracciante a poter coltivare un campo in cui decidi tu la semina, i tempi di lavoro e la produzione è un processo che si fa fatica ad immaginare senza le parole dei protagonisti.

DECIDIAMO NOI COSA PIANTARE

L’orto produce per numerosi Gruppi di Acquisto Solidale e per il ristorante aziendale del Casale. Un ritorno alla terra con premesse nuove.

Alcuni dei ragazzi di Barikamà sono passati per i campi della vergogna a Rosarno, nel foggiano o a Saluzzo. Suleiman ci ha raccontato di Rosarno e dello sfruttamento vissuto.

Dopo la rivolta del 2010 molti braccianti si sono diretti in Francia, Germania o in molte altre direzioni. Circa 140 persone sono rimaste a Roma. Da qui, e grazie al continuare a stare insieme, è nata Barikamà, è iniziata la produzione dello yogurt e si è tornati alla terra. Una terra nuova, però, libera dallo sfruttamento e sulla quale appoggiarsi per alzare gli occhi al futuro.

TERRA NUOVA

«Per fortuna che siamo rimasti vivi» ci dicono con un mezzo sorriso Cheikh e Ismael. Vivi per ricominciare instancabilmente dalla terra. Quando gli chiediamo se ogni tanto tra yogurt, orto, mercatini e consegne, si fermino per riposare. La risposta è di nuovo un sorriso e poi: «Riposare? Quando vuoi far crescere un progetto al riposo non devi pensare troppo».

Vivi, finalmente.

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