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Costruire il proprio futuro

La storia di Barikamà

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ROSARNO
ITALIA

Suleiman è sicuro davanti alle telecamere; è abituato a parlare del suo lavoro, infatti sono sempre di più quelli che conoscono Barikamà. Questo piccolo progetto di micro reddito nato nel 2011 sta crescendo e le collaborazioni, soprattutto con i gruppi di acquisto solidale, aumentano. Sempre più persone apprezzano il lavoro e l’energia di Suleiman e compagni. Impossibile non ammirare l’iniziativa e il coraggio che questi ragazzi, arrivati dall’Africa alle campagne del sud Italia, e poi da lì a Roma, stanno coltivando. Soprattutto, colpisce la loro sicurezza, che esprime solo chi sa di essersi guadagnato quello che possiede: l’approdo alle coste europee, i 20 euro per le 12 ore di lavoro in campagna, il permesso di soggiorno dopo averlo chiesto a gran voce manifestando per più di un anno davanti alla Prefettura e al Ministero del Lavoro.

Fare qualcosa significa anche poter chiamare la tua famiglia per dire “sto cominciando questo progetto, abbiamo deciso di produrre yogurt. Avete dei consigli da darci?”. Il partecipare, anche se solo virtualmente all’evoluzione di un nuovo corso di vita significa mantenere saldi i contatti con le proprie radici. In Africa condividere è sinonimo di famiglia, si fa tutto insieme; se, in qualunque posto ti trovi, ti sembra di non fare nulla, anche la famiglia sembra un po’ più lontana.

Ma non è solo questione di aver qualcosa di cui parlare con i tuoi, devi poterne parlare anche con chi è qui.

Produrre yogurt significa anche sapere esporre il procedimento di lavorazione e presentare il prodotto. Si tratta di saper comunicare. Ecco che Barikamà diventa così anche uno stimolo per imparare l’italiano e creare relazioni. Per un migrante la solitudine è un’insidia pericolosa, portata soprattutto dalla difficoltà di esprimersi per dare un nome al disagio, la difficoltà di conoscere le parole giuste per dire quello che si prova. Collaborare significa quindi trovare anche nuovi amici e nuovi compagni di strada; altri ragazzi che, come Suleiman, hanno dovuto imparare, usando Barikamà come prima parola di un nuovo vocabolario.

Agli inizi del progetto nessuno immaginava che sarebbe cresciuto così tanto. Suleiman dice di aver imparato che con l’impegno e il lavoro si può assicurare a Barikamà un lungo successo. L’importante è avere sempre nuove mete.

Un’aspirazione è poter assicurare una qualità sempre maggior del prodotto. Trovare il latte biologico sufficiente per una produzione che sta aumentando non è così facile e uno dei nuovi obiettivi potrebbe essere l’acquisto di mucche per soddisfare le esigenze di Barikamà. Un passo successivo sarà l’acquisto di una yogurteria ambulante e di un motorino elettrico per poter consegnare lo yogurt più velocemente e con meno dispendio di energie. Inoltre, l’obiettivo principale sarebbe raggiunto se Barikamà potesse essere, per chi ci lavora, una fonte stabile di guadagno.

Dopo un viaggio di quattro anni per arrivare in Europa, dopo aver lottato contro lo sfruttamento a Rosarno, dopo aver cercato il proprio posto in una grande città come Roma e aver reagito all’iniziale isolamento culturale e linguistico, dopo aver capito che lo yogurt si può fare anche in Italia, il carattere si forgia per cercare un modo di sopravvivere come ogni essere umano dovrebbe.

L’idea che si difende dev’essere forte per portare avanti un progetto; contro le avversità passate e quelle che ci saranno deve crescere, lottare, insistere, resistere. Barikamà.

SEMPLICE COME LO YOGURT

Lo yogurt è uno degli alimenti più antichi del mondo: la sua presenta è attestata già nel 6000 a.C. in Asia centrale. Diffusosi col tempo presso tutte le civiltà asiatiche, europee e mediorientali, era un alimento cui venivano attribuite proprietà benefiche. Oggi lo yogurt, considerato particolarmente sano, è parte fondamentale della dieta di molte culture in tutto il mondo. Essendo facile da produrre, molti lo fanno in maniera casalinga e cercando un prodotto da commercializzare che non fosse troppo impegnativo da produrre, i ragazzi di Barikamà, nel 2011, hanno pensato proprio allo yogurt.

La scoperta dello yogurt probabilmente è stata casuale, vedendo la reazione del latte contenuto in otri di pelle realizzati con parti dello stomaco degli animali in cui erano presenti particolari tipi di fermenti. Questo, unito al calore, crea il prodotto gelatinoso che conosciamo.

Una volta appresi i passaggi fondamentali per la produzione di yogurt in un paese meno caldo dell’Africa e in cui sono richieste norme igienico-sanitarie specifiche, i ragazzi di Barikamà hanno cominciato a comprare 15 litri di latte a settimana e sperimentare varie ricette per arrivare a produrre esattamente quello che avevano in mente.

Con questi primi barattoli di yogurt confezionati negli spazi del centro di accoglienza sono andati nei mercati, ai gruppi di acquisto solidale per far assaggiare quello che producevano e così hanno cominciato a farsi conoscere. Con gli zaini in spalla pieni di barattoli da consegnare a chi li ordinava andavano a fare le consegne a domicilio; attraverso i mercati e il passaparola i clienti sono aumentati e di conseguenza anche la produzione. Arrivati a lavorare 200 litri di latte a settimane le esigenze sono cambiate: serviva un altro spazio per realizzare e conservare lo yogurt.

Per i rivenditori diventava sempre più importante poter chiedere una certificazione ai produttori di Barikamà, e così si sono messi alla ricerca di un caseificio in cui spostare la produzione, finché un amico gli ha parlato del Casale di Martignano.

Per il lavoro di produzione dello yogurt al casale bastano due persone, gli altri aspettano i barattoli pieni a Roma per cominciare la distribuzione e le consegne a domicilio.

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