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Le donne e i bambini di Damasco protagonisti nella trasformazione dell’approccio alla disabilità, per un mondo aperto a tutti. Nonostante la guerra.

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DAMASCO

Frutta, acqua, plastilina, stagnola o tessuto. Che cos’hanno in comune?

Per rispondere a questa domanda è necessario fare un passo indietro nel tempo e nello spazio e tornare in un campo di Beirut nell’ottobre del 2015. A volte, infatti, è possibile scoprire le storie più interessanti attraverso piccoli gesti, come bere un caffè al cardamomo a pochi metri dal mare.

NON SMETTERE MAI DI GUARDARE AVANTI

Il sapore aspro di quel caffè, che non manca mai sulle tavole libanesi e che non si può in alcun modo rifiutare, mi strappa la classica smorfia di chi non riesce ad apprezzare qualcosa fino in fondo e non riesce a nasconderlo.

«Beh dai, pensa che se non altro potrebbe essere un ottimo pulsante per il Click4all» mi dice ridendo Nicola Gencarelli, un educatore bolognese che lavora per la Fondazione Asphi e che in quei giorni si trovava a Beirut per incontrare, insieme al suo collega ingegnere Luca Enei, quattro operatori siriani che da anni si occupano di disabilità. La sua battuta rimarrà sospesa tra vari pensieri per tutta la giornata.

Il giorno successivo l’occasione per capire qualcosa di più sarà la migliore possibile: per Luca e Nicola arriva il momento di incontrare il personale del centro Zam di Damasco che ha ottenuto il “via libera” ad attraversare il confine tra Siria e Libano, e raggiungere Beirut, con un viaggio che in quei mesi non era semplice né scontato, per poter vivere una giornata di formazione e scoprire le potenzialità del progetto Click4All.

Nell’ingresso dell’hotel ritroviamo Raghda Ammowra, una delle anime dell’associazione di donne Zahret Al-Mada’en di Damasco di cui avevamo già parlato due anni fa raccontando uno dei progetti che l’Otto per mille valdese decise di finanziare in Siria per fronteggiare l’emergenza umanitaria. Raghda e le tre persone che insieme a lei erano arrivate a Beirut erano ospiti in quei giorni della cooperativa sociale Armadilla, che lavora a Damasco dal 2006 proprio insieme a Zam e alle autorità locali.

Per chi la conosce, la cooperativa Armadilla ha lo sguardo sornione del suo direttore, Marco Pasquini, che con una battuta riesce descrivere situazioni tragiche meglio di chiunque altro, ha il piglio deciso di Paola e di Monica, anime sempre attive di questa splendida realtà, ma anche gli occhi di Giorgio, che guardano lontano, verso sfide sempre più impegnative, e di Stephanie, poliglotta che racconta un mondo di esperienze a cavallo di quel confine così vicino e così lontano al tempo stesso. Ma per le donne di Zam c’è molto di più.

«Per noi – racconta Raghda – Armadilla è un partner fondamentale, perché abbiamo una storia comune, perché abbiamo iniziato a lavorare insieme e a rafforzare le nostre capacità»

Dall’inizio della guerra civile in Siria, Armadilla e Zam sono state costrette ad avviare azioni di assistenza umanitaria di carattere emergenziale nella città di Damasco per sostenere le comunità sfollate provenienti dalla periferia sud, persone che lottano quotidianamente per la sopravvivenza, ma hanno cercato di non abbandonare mai del tutto la speranza nel futuro, che può essere portata solo da azioni di sostegno e sviluppo.

La storia delle azioni di Armadilla e Zam in Siria è anche quella di due luoghi: il primo, costruito nel 2008 ad Hajar Al Aswad e il secondo, nel quartiere di Al Midan, praticamente nel centro di Damasco.

Sono state migliaia, infatti, le persone che all’inizio del conflitto sono state costrette ad abbandonare Hajar Al Aswad, per rifugiarsi nel quartiere di Midan, più centrale e protetto. Qui le famiglie del Centro Zam hanno continuato a svolgere un importante compito di appoggio a migliaia di famiglie sfollate. Grazie al supporto dell’Otto per mille valdese, oltre 1.000 famiglie ricevono da tre anni assistenza materiale e protezione. Due situazioni completamente differenti che, in modo diverso, consentono ancora oggi a migliaia di persone di rimanere aggrappate al futuro, sapendo di potersi affidare, anche nei momenti più duri, a una comunità di riferimento, in grado di mantenere vive relazioni che un giorno saranno alla base di rapporti di pace.

Questa è una delle scommesse dell’Otto per mille valdese: fare sistema e pensare al domani, nonostante l’attualità tragica della guerra. Il progetto Click4All si inserisce proprio qui, nella sfida di guardare sempre avanti.

ALLA PORTATA DI TUTTI

Nouvel Elan è un Ong nata in seno alla Chiesa protestante metodista del Benin, nella comunità locale di Calavi con l’idea di trasformare in azioni concrete lo slancio evangelizzatore della comunità. Ed è così che ha cominciato a lavorare con gli strati più vulnerabili della società i bambini indifesi, gli orfani e i diseredati. L’obiettivo è contribuire a sradicare la povertà, a fare in modo che il lavoro minorile, la tratta dei bambini e la povertà femminile diminuiscano.

Grazie al finanziamento dell’Otto per mille Valdese, Nouvel Elan fa prevenzione e lotta contro il lavoro e la tratta di bambini, organizza attività comunitarie, e realizza progetti di autonomia per le donne.

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